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La chirurgia ricostruttiva del pavimento pelvico

La chirurgia ricostruttiva del pavimento pelvico è volta alla correzione del prolasso genitale.

Che cos'è

La chirurgia ricostruttiva del pavimento pelvico è volta alla correzione del prolasso genitale.

Per prolasso genitale si intende la discesa attraverso lo iato urogenitale degli organi pelvici isolatamente o in associazione quali: la vescica (cistocele), l’utero (isterocele) la volta vaginale dopo isterectomia (colpocele), il retto (rettocele), l’intestino e il peritoneo (elitrocele).

Il prolasso viene classificato in gradi di severità dal I (lieve) al IV (grave) in base al livello di discesa degli organi pelvici rispetto alla rima imenale.

I sintomi legati al prolasso genitale comprendono: senso di peso perineale, difficoltà nella deambulazione, difficoltà alla minzione e/o alla defecazione, incontinenza urinaria e/o fecale, dolore ai rapporti sessuali, dolore pelvico cronico.

Questi sintomi si possono presentare isolati o associati in base al distretto interessato dal prolasso (vescica, utero, retto, volta vaginale, anse intestinali) e in base alla gravità del prolasso stesso.

Lo scopo della chirurgia ricostruttiva del pavimento pelvico è la restitutio ad integrum del difetto anatomico determinato dal cedimento di strutture fasciali e connettivali riportando una corretta anatomia percepita (rate di cura 93,5 %) e oggettiva (rate di cura 91,9 %) e con essa una risoluzione dei sintomi legati all’ingombro genitale, il dolore ai rapporti, al ristagno vescicale post-minzionale (rate di cura 78%).

L’approccio chirurgico addominale, mediante tecniche mini-invasive (ossia senza apertura della parte addominale tramite incisione) come la laparoscopia o la chirurgia robotica è indicato soprattutto nei seguenti casi:

  • Necessità di una concomitante chirurgia addominale (patologie associate)

  • Fallimento di una precedente chirurgia vaginale (recidiva di prolasso)

  • Importanti e molteplici difetti di supporto anatomico (prolasso complesso multi-compartimentale.

Le tecniche a disposizione includono :

La Promontofissazione degli organi pelvici
La procedura consiste nella sospensione della volta vaginale (nelle pazienti che hanno rimosso l’utero precedentemente) o della cervice uterina a una parte del bacino osseo (promontorio del sacro) attraverso l’utilizzo di una protesi a forma di Y. Il braccio lungo della Y viene suturato al legamento longitudinale anteriore mentre le braccia corte vengono suturate alla cupola vaginale o alla cervice uterina anteriormente e al muscolo elevatore dell’ano posteriormente. Nei casi di isterocele, viene eseguita prima della sospensione un’isterectomia sub totale ovvero la rimozione del corpo dell’utero e del fondo. In alternativa è possibile mantenere l’utero e procedere alla sua sospensione con protesi al promontorio del sacro. Nei casi di donne in menopausa avanzata l’isterectomia viene associata alla proposta di asportazione degli annessi a scopo preventivo sulle patologie oncologiche dell’ovaio. Prima della menopausa o in postmenopausa su richiesta della paziente le ovaie possono essere conservate ma è comunque opportuno rimuovere le tube.
La Sospensione laterale degli organi pelvici (POP-S) sec Dubuisson
La procedura consiste nella sospensione di utero e vescica attraverso una protesi a forma di T il cui flap anteriore è suturato tra vescica e vagina e al collo dell’utero mentre le due braccia laterali vengono sviluppate a livello della parete addominale,lateralmente, praticando una piccola incisione cutanea di meno di un cm al di sopra della spina iliaca destra e sinistra. L’utero può essere mantenuto e ricollocato centralmente alla pelvi.Il mantenimento dell’utero, oltre a garantire una migliore statica della pelvi, rende possibile una gravidanza futura nelle donne in età fertile, anche se i dati della letteratura sull’outcome in questi casi sono ancora scarsi.asportazione degli annessi a scopo preventivo sulle patologie oncologiche dell’ovaio. Prima della menopausa o in postmenopausa su richiesta della paziente le ovaie possono essere conservate ma è comunque opportuno rimuovere le tube.
La Sospensione laterale degli organi pelvici (POP-S) Pectopessi
In questa procedura specifica per i difetti apicali, il collo dell’utero dopo isterectomia subtotale o la cupola vaginale vengono fissati tramite una mesh preformata ai legamenti pettinei bilateralmente. Il Fissaggio riporta in sede e ricolloca in una posizione molto naturale la cervice e con essa l’asse vaginale.
Colposospensione secondo Burch
Se al difetto anatomico si associa un’Incontinenza urinaria clinicamente presente o rilevabile con lo stress test o l’esame urodinamico in fase preoperatoria ai fini correttivi del disturbo si può associare un intervento specifico, che prevede il fissaggio laterale della pareti vaginali attraverso 3 punti non riassorbibili al legamento di Cooper per supportare il collo vescicale (Colposospensione sec Burch) In alternativa si può procrastinare l’intervento anti-incontinenza in un secondo tempo, poiché l’intervento correttivo del prolasso può far regredire il sintomo dell’incontinenza nel 30% dei casi.
Colposospensione secondo Shull
La colposospensione della cupola vaginale ai legamenti utero-sacrali viene utilizzato per la riparazione del prolasso vaginale (colpocele) nelle pazienti isterectomizzate o come misura profilattica al termine di una isterectomia totale extrafasciale. La tecnica di Shull ricorrendo ad una sospensione bilaterale dei legamenti uterosacrali consente di ristabilire l’originario asse vaginale e ottimizzare la lunghezza vaginale, assicurandone un buon supporto, sono utilizzate suture non riassorbibili come prolene 2-0. Le percentuali di successo chirurgico e soddisfazione sessuale sfiorano, al follow-up dopo 1 anno, il 90%.

I materiali utilizzati per rafforzare i tessuti endogeni sono:

Polivinilidenfluoruro PVDF
Polivinilidenfluoruro PVDF che presenta un’elevata biocompatibilità (ISO 10993) presentando una ridottissima tendenza alla formazioni di fibrosi e granulomi. L’osservazione del materiale sul lungo follow up mostra una stabilita della superficie del tessuto che non presenta friabilità.
Polipropilene titanizzato
Il trattamento specifico del materiale con Titanio dona maggiore biocompatibilità rispetto alle reti in polipropilene. Sono ridotti anche i rischi di infezione ed erosione.

Le alternative alla chirurgia ricostruttiva protesica per via addominale:

Il trattamento chirurgico del prolasso è indicato in quelle condizioni in cui il prolasso determina un disturbo funzionale importante con un peggioramento significativo della qualità di vita.

Oltre al trattamento chirurgico protesico che prevede il rafforzamento con tessuto sintetico biocompatibile delle strutture fasciali che hanno ceduto nel tempo determinando il prolasso è possibile anche riparare i tessuti utilizzando le fasce e i legamenti propri del paziente tramite sutura, duplicatura e sospensione.

Le opzioni terapeutiche alternative alla chirurgia protesica sono pertanto:

  • Condotta di attesa (il prolasso puo essere una patologia progressiva ma non degenerativa)

  • La fisioterapia del pavimento pelvico

  • L'impiego di pessario vaginale

  • L'impiego di pessario vaginale

  • L’applicazione di estrogeni locali
  • La chirurgia fasciale che utilizza i tessuti endogeni del paziente con approccio vaginale: cistopessi, rettopesssi, Colposospensione sec Mc Call

Il vantaggio della chirurgia vaginale è la possibilità di sfruttare l’anestesia spinale.

Questa chirurgia è indicata in pazienti particolamente fragili in ragione al fattore età o delle comorbidità o ancora come prima scelta in caso di difetto isolato anteriore o isolato posteriore.

Come ogni chirurgia, ed in particolare essendo una chirurgia basata sulla ricostruzione di strutture che hanno ceduto, la chirurgia del prolasso ha un considerevole rischio di recidiva (ritorno del prolasso) ed è possibile che per la correzione definitiva del problema sia necessario ricorrere a più interventi chirurgici, la chirurgia non protesica vaginale dai dati di letteratura mostra un maggior rischio di recidiva anatomia oggettiva a e soggettiva rispetto alla chirurgia protesica.

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